Tutto ciò che è Vespa mi appassiona, ma le pubblicità che si sono succedute negli oltre sessant’anni della sua vita mi piacciono in particolar modo. Pochi prodotti possono vantare campagne pubblicitarie tanto accattivanti.Vespizzatevi Il successo della Vespa è stato segnato senza ombra di dubbio anche da messaggi e immagini azzeccati in pieno.  A cominciare dallo slogan del  1950 “Vespizzatevi” che aveva il chiaro intento non solo di  vendere la Vespa ma soprattutto di creare una generazione di scooteristi nel momento di grande rinascita economica del dopoguerra.
Un altro slogan che non è passato affatto indifferente alla storia è quello realizzato da Gilberto Filippetti e Pico Tamburini nel 1968, in occasione dell’uscita della Vespa 180 Rally. Lo slogan diceva “con vespa si può” ed era affiancato dall’immagine di due ragazzi e una ragazza con il sorriso e lo sguardo ammirato rivolto al modello Vespa dedicato ai più sportivi.Sogno Vespa

E poi uno slogan fra tutti: “Chi Vespa mangia le mele (chi non Vespa no)”. Chi non ricorda la mela smangiucchiata di questa campagna pubblicitaria? L’idea venne al creativo Filippetti un giorno qualunque. Mentre guardava fuori da un autobus vide un writer dell’epoca con una mela tra i denti che scriveva il suo messaggio su un muro. Da lì nacque lo slogan che ritrae semplicemente due mele, una mangiata, una no. Una trovata geniale che diede vita ad uno storico caso mediatico. Le numerose interpretazioni  attribuibili al simbolo utilizzato (la mela), soprattutto quelle sessuali,  alimentarono non solo riflessioni personali e collettive, ma anche veri e propri dibattiti sociali. E pensare che l’intenzione creativa originale era molto più innocente e meno maliziosa rispetto a tutte le interpretazioni date dai tanti che vi si sono affaccendati. Chi Vespa mangia le meleSi voleva soltanto lanciare una formula linguistica insolita, potenzialmente spiazzante rispetto al clima incredibilmente conformistico di quegli anni. Invece dopo poco tempo il verbo “vespare” divenne addirittura sinonimo di fare petting, più civile di pomiciare e meno scontato di limonare. E sulla scia del primo grande successo la campagna continuò per gli anni a venire con sottotitoli a tema: “La mela matura si mangia al tramonto” per celebrare l’amore libero, “Canta canzoni nuove” per celebrare la musica, “E coglie le margherite” dedicato alle gite fuori porta e infine, siamo nel 1971, “Melacompro la Vespa”, manifesto utilizzato anche per promuovere il Boxer. Ognuna di queste campagne si arricchisce anche graficamente con immagini dinamiche di ragazzi in Vespa, liberi di divertirsi, di amarsi e di stare in compagnia.Me la compro..
La campagna pubblicitaria successiva cambia vestito e si sintonizza soprattutto sulla comodità e versatilità delle due ruote Piaggio.  Arrivano così le “Sardomobili”, una parola spiritosa per esprimere il concetto di automobili bloccate nel traffico, intese cioè come sardine in scatola, senza libertà di movimento.  In pieno spirito hippy, nel 1972, il manifesto “Le Sardomobili si sfidano sempre – Pace chi Vespa”  esprime il valore della pace e della rivolta nei confronti delle quattro ruote, che inquinano, intasano le città e “si sfidano sempre”, generando liti tra i conducenti.
Accattivante anche la variante studiata per la Vespa 200 Rally: “Esci dal guscio…gioiati Vespa”, dove si vede un’auto divisa a metà con il conducente desideroso di mettere piede sulla spumeggiante Rally che si vede sfilare di fianco.Pace
Che dire, poi, di “Io Vespa, tu Jane”? Manifesto entusiasmante! L’estro di Filippetti e la mano del fotografo Tam Fagioli nel 1981 danno vita ad una trovata geniale, ritraendo una PX rosso fuoco con sella e casco leopardati e tanto di liana che ne avvolge la scocca. Il messaggio è chiaro: Vespa il miglior mezzo di trasporto in città, come per Tarzan la liana nella giungla.
Nelle pubblicità Vespa non mancano neppure i riferimenti patriottici. Nel 1982, anno in cui la formazione di Bearzot vince il mondiale di calcio, Piaggio lancia una campagna patriottica, “L’Italia s’è Vespa”, che fa chiaramente riferimento all’inno di Mameli. Questo gioco di parole durante quel contesto di un’Italia felice rese il manifesto stesso uno dei più famosi della storia.Jane
Negli anni successivi, gli anni incontrastati della PX, troviamo la stessa Vespa come unica protagonista. In ogni manifesto viene elevata la sua grande versatilità. La vediamo piena di bagagli nel manifesto “Oggi sono la frontiera”, oppure con occhiali da sole e scarpe da mare in mezzo alle onde spumeggianti  in “Oggi sono il mare”, o ancora con borraccia e stivali in mezzo alla natura in “Oggi sono il bosco” per finire con la Vespa PK che svetta  tra le nuvole accessoriata di binocolo e zaino in “Oggi sono la vetta”.
Eh sì, Piaggio ha sempre dato grande personalità alle sue pubblicità, mai scontate, mai appariscenti, mai sfrontate, mai volgari, mai inutili.oggi sono il mare Piccoli capolavori di stile che avrebbero molto da insegnare alle pubblicità stereotipate e superficiali di oggi.
Vespa: essenza… non apparenza.