La mia Baby

Parlare della Vespa Piaggio è un po’ come parlare di una cara vecchia amica. Fin dall’infanzia il mio tempo è scandito dallo sfrecciare dei suoi modelli sempre diversi ma sempre con lo stesso ineguagliabile gran stile. Le Vespa che più si legano ai miei ricordi di bambina e di adolescente sono la Vespa 50 e la PX. Negli anni ottanta ce l’avevano un po’ tutti in paese. I quattordicenni si divertivano ad impennare con i loro cinquantini dalle marmitte modificate (installavano la rumorosa “Proma” che prometteva alte prestazioni), mentre i più grandi facevano i “guapponi”: sapientemente seduti sulle loro colorate PX, lanciavano sguardi ammiccanti alle ragazze che non aspettavano altro che fare un giro in Vespa. Sia per i ragazzi che per le ragazze lo stretto contatto a cui la Vespa predisponeva era un richiamo irresistibile.

La mia prima esperienza in Vespa è stato un completo disastro. Mio fratello, appena quindicenne, volle farmi guidare la sua nuova Vespa 50. Io di anni ne avevo tredici e fino a quel momento le Vespa le avevo solo ammirate da lontano. Ero piuttosto timorosa e restia a guidarla ma mio fratello insistette talmente tanto che non ebbi altra scelta che montare in sella. Io davanti con le mani sul manubrio, lui dietro di me per scongiurare ogni eventuale rischio. “Dai gas con la destra e lascia andare molto lentamente la leva della frizione con la sinistra” mi disse per almeno tre volte prima di partire. Feci qualche prova dando solo gas, mi sembrava tutto abbastanza semplice e trovai il coraggio di partire. Purtroppo la leva della frizione mi guizzò via dalla mano sinistra e la Vespa s’impennò repentina, scaricando a terra mio fratello e trascinando me su una ruota per diversi metri. Fortuna che almeno io riuscii a restare in sella e a capire in tempo che dovevo lasciare l’acceleratore. La paura fu talmente tanta che non montai più su una Vespa per circa un ventennio.

Negli ultimi anni, però, l’amore contrastato per questa vecchia amica si è risvegliato prepotentemente. Al lavoro ero contornata di vecchie Vespa in fase di restauro, a casa mio fratello mi mostrava regolarmente una nuova vecchia Vespa recuperata chissà dove, me ne raccontava la storia e mi ci faceva fare un giro sopra. Insomma, grazie a diversi impulsi, cominciai lentamente a riassaporare l’amore per una vecchia amica mai dimenticata. Così decisi che volevo una Vespa tutta mia. Riuscii a trovare a buon prezzo una PX 125 E del 1983 (la mia Baby) in buono stato di conservazione e dopo averla fatta riguardare di meccanica e rinfrescare di vernice montai in sella per il secondo tentativo di guida. L’emozione è stata tanta: le mani mi tremavano e il cuore mi batteva all’impazzata. Ricordai le parole di mio fratello e stavolta controllai meglio la frizione. La partenza fu accompagnata da un piccolo sobbalzo ma non mi lasciai intimorire e continuai decisa riuscendo a dominarla. Wow, dopo la partenza la mia Baby era docilissima, le marce entravano morbide e il ronzio del motore era tutta una musica melodiosa. Finalmente mi ero liberata dall’ultimo tabù che mi teneva a distanza dalla mia grande, inimitabile, unica e leggendaria amica di sempre.