Peccioli è un borgo della Valdera molto caratteristico dove sono stata più volte in occasione dei vari eventi che ogni anno prendono vita tra le sue strette vie.
Dall’estate all’inverno, infatti, sono tante e ben congeniate le iniziative che animano il centro del paese. Due fra tutte: le magiche sere di “Fiabesque” nel periodo di Natale e la rassegna culturale “11 Lune a Peccioli” in estate.
In ogni occasione ho passeggiato per il borgo notando cartelli di siti storici, di musei e di punti panoramici che hanno destato particolarmente la mia curiosità, fino a spingermi a fare la visita guidata del borgo che la Fondazione Peccioliper organizza gratuitamente tutti i martedì dei mesi estivi, in occasione del mercato.
Sono arrivata, ovviamente in Vespa, alle 09:30 al punto di ritrovo presso l’Ufficio Informazioni Turistiche in Via Mazzini e ho parcheggiato lì, lungo la strada. Chiunque non arrivi in Vespa come noi di Valdera in Vespa e arrivi in auto può comodamente trovare posto anche nel vicinissimo parcheggio multipiano.
Il tempo di salutare gli amici dell’agenzia turistica “Arianna & Friends” (che gestiscono lo stesso Ufficio Informazioni Turistiche di Peccioli) e partenza per la passeggiata guidata. Sono l’unica italiana di un gruppo di circa 30 persone, tra inglesi, tedeschi, olandesi, belgi e mi sento molto turista anch’io. Seguendo la guida raggiungiamo rapidamente l’ascensore a vetri del parcheggio multipiano che ci porta in cima al paese facendoci godere di uno splendido panorama durante la salita. Lungo Via del Giardino arriviamo alla Pieve di San Verano, risalente al XII secolo.
E’ stata modificata svariate volte durante i secoli però rimane un importate esempio di stile romanico pisano. Sulla facciata c’è l’iscrizione che con molta probabilità corrisponde al nome del costruttore dell’edificio: Albertino fecit (h)anc operam. Sul lato sud, invece, è evidente una protome umana che una leggenda popolare ritiene sia il ritratto della contessa Matilde di Canossa. L’interno a tre navate, riccamente affrescato, presenta una molteplicità di stili che rende l’insieme piacevolmente e sorprendentemente atipico.
Dall’interno della Pieve si accede anche all’interessante Museo di Arte Sacra. La camminata prosegue in Piazza del Popolo, dove l’attenzione viene subito catturata dall’alto e scuro campanile dai tratti vagamente arabi. Realizzato nel 1885 dal rinomato architetto Luigi Bellincioni (1842-1929) è il risultato di un intervento di rifacimento e sopraelevazione della precedente torre di impianto romanico pisano. E’ alto 42 metri e deve la sua scura colorazione al rivestimento di pietra bocciardata. La guida ci invita a tornare per visitarlo (oggi non è possibile accedervi perché è aperto solo il mercoledì pomeriggio, il sabato, la domenica e i giorni festivi) per godere della magnifica vista panoramica dalla sua cima. Ci tornerò senz’altro.
Sul lato opposto della Piazza si trova il Palazzo Pretorio, di epoca medievale, in cui risiedevano i Consoli del Comune pisano e i Podestà del Governo fiorentino e che conserva, sulla facciata e alle pareti al suo interno, gli stemmi dei podestà che si sono succeduti al governo. L’antico edificio ospita il Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi” e il Museo Collezione Incisioni e Litografie – Donazione Vito Merlini che visiterò sicuramente quando tornerò per il campanile.
La nostra camminata continua per Corso Matteotti dove incontriamo il Palazzo Nieri-Nocchi, residenza fin dal ‘700 di proprietari terrieri originari di Pisa e Firenze, fra cui gli Orsini e i Pescatori. Procedendo verso Piazza del Carmine raggiungiamo rapidamente il Museo Archeologico che mi lascia davvero sbalordita.
I tanti reperti trovati in un tempio etrusco nelle vicinanze sono stati sapientemente disposti all’interno di vere tombe etrusche scoperte recentemente nel seminterrato dello stesso museo, un palazzo seicentesco, un tempo adibito a magazzino di derrate alimentari.
Suggestiva e interessante anche la parziale ricostruzione del tempio ormai andato perduto. Al termine della totale immersione nell’epoca etrusca usciamo e raggiungiamo a passo svelto l’ingresso alla Castellaccia, ovvero il punto più alto di Peccioli, dove un tempo si ergeva l’antica rocca del castello medievale. La salita è abbastanza faticosa, sono circa ottanta ripidi e stretti scalini, ma ne vale la pena. In vetta il panorama è superlativo e con grande sorpresa si materializza il grande pino che, da lontano, caratterizza Peccioli tanto quanto il suo campanile.
Mi sono sempre chiesta dove si trovasse perché giungendo nel borgo, vicino al campanile, dove credevo che fosse, non ce n’è mai stata traccia. Infatti più si sale dalla strada in pianura e più il pino sparisce. Fino ad oggi l’avevo considerato un pino magico… In fondo il nome Peccioli pare che derivi proprio dall’arcaico “picea”, pino selvatico, in onore di quel pino sorto accanto al castello. Un po’ magico dev’esserlo davvero, allora, se non altro per essere ancora così vivo e imponente nonostante i suoi tantissimi anni di vita.
27 Agosto 2013 at 1:46 PM
Fino all’anno scorso non avevo mai sentito parlare di Peccioli, poi mi sono imbattuta per caso nel progetto Fondi Rustici e tutto il resto è stata una vera scoperta: è incredibile l’organizzazione, l’efficienza e la voglia di fare che sono concentrate in questo paese!